| 
       Complimenti
      alla redazione per aver dato risalto alla figura della donna nel mondo
      dello sport, a personaggi che lasciano un’ impronta storica e che
      fanno da riferimento al concetto educativo del successo
      raggiunto attraverso lo Sforzo.
      
        Molte ragazze e ragazzi oggi frequentano
      le palestre; la maggior parte però, non per motivi agonistici ma,
      soprattutto per curare la propria immagine, attraverso il Fitness. La
      palestra, al giorno d’oggi, può essere un punto di riferimento anche
      per nuovi fini; per questo motivo vorremmo trasmettervi la nostra più
      recente esperienza. Anastasia insegna nella palestra
      dei suoi genitori e ne dirige un settore. All’età
      di diciassette anni ha vissuto un’esperienza davvero speciale: era in
      piena crisi adolescenziale e suo padre, Ciro, insegnante di
      Educazione Fisica, ha pensato di metterla alla prova su uno dei motivi
      scatenanti tale crisi, iscrivendola al concorso di Miss Italia. La sua
      “cura” è stata la Palestra. Ha imparato
      a nutrirsi in modo più sano, l’allenamento aerobico per
      il miglioramento organico, gli esercizi di tonificazione contro gli
      inestetismi localizzati, la postura per una maggiore padronanza del
      corpo a livello globale e segmentario, elementi di danza e ginnastica
      artistica per acquisire un corretto ed armonioso portamento ed infine
      ha imparato a valorizzare l’immagine attraverso trucco, pettinatura e
      posa fotografica. Il nostro messaggio è
      che anche se la bellezza è una qualità genetica, la
      persona deve imparare a coltivarsela con la gioia dello sforzo di
      condurre un corretto stile di vita. Questo valorizzerà una
      bellezza, che non è solo esteriorità, esattamente come la esprimono
      tante atlete stupende che sono un esempio per tutti. 
      
       Dopo quest’esperienza tra le proposte della nostra palestra è nato un
      nuovo settore, relativo l’ Immagine e Portamento, che crede che l’essenza
      della bellezza sia  esprimibile
      attraverso un corretto e sano modo di proporsi agli altri, senza 
      prescindere dalle proprie qualità e dal proprio talento;
      esso ha come principale obiettivo quello di educare ad uno sviluppo
      armonico della persona attraverso il potenziamento delle caratteristiche 
      psico-fisiche che  esaltino  il  “talento
      nascosto” in ognuno. Un team  si propone di far emergere le caratteristiche 
      di ogni singolo  attraverso l’adattamento ad uno  stile di vita  sportivo
      che riesca ad integrare  un’adeguata
      attività motoria nel rispetto della propria salute, auspicando quindi un
      rapporto sereno con se stessi e con gli altri. La valorizzazione
      della persona, raggiunta attraverso questa metodologia,  favorirà  l’inserimento
      sicuro e deciso nel mondo della moda, dello spettacolo, del lavoro,
      avvalendosi  della
      collaborazione di un team di professionisti in grado di sintetizzare 
      conoscenza tecnica e capacità di personalizzare l’allenamento,
      al fine di assicurare ad ognuno il risultato ambito: la sicurezza di
      piacere e di piacersi. 
      
       Per poter parlare di portamento, bisogna
      partire dalla “postura”, termine che indica l’interpretazione che il
      soggetto dà allo stare in decubito, seduto, in piedi, in situazione di
      stabilità o su piani instabili, deambulando, correndo, saltando ecc…
      (in acqua, sulla sabbia, sulla neve……), insomma praticamente in tutti
      gli ambienti e situazioni. La nostra postura è il modo di interpretare
      interiormente ed esprimere superficialmente. Una
      educazione posturale parte dalla presa di coscienza di sé, della propria
      respirazione (in particolare del muscolo diaframma) di tutte le parti del
      corpo: “schema corporeo” e di come queste si muovono: “schema
      motorio”. I mezzi per poter attuare questo
      processo sono gli stimoli esterocettivi (che provengono dall’esterno:
      vista, tatto, ecc….) e propriocettive (che provengono dai recettori
      interni); tali stimoli vengono trasmessi al SNC (Sistema Nervoso Centrale)
      che li elabora e ne determina una risposta soggettiva. Curare
      la propria postura permette quindi di curare la propria immagine e,
      affinché questa possa ritenersi bella, necessita di una condizione
      fondamentale: la SALUTE. Ciò che appare,
      svanisce, ciò che è rimane e, se curata, rinvigorisce con
      l’ALLENAMENTO, l’ALIMENTAZIONE ed il RECUPERO. Molta
      importanza sarà data quindi ad una alimentazione sana ed equilibrata,
      l’allenamento specifico ed il recupero deve essere proporzionato allo
      stress a cui il soggetto è sottoposto. Attualmente
      i centri di fitness riservano sempre di più spazi dedicati al
      “benessere globale” ed i nostri corsi, oltre all’insegnamento della
      corretta postura, dedicano particolare attenzione al come muoversi ed a
      sapersi valorizzare e proporre come donne moderne e di classe in un mondo
      lavorativo sempre più vario e complesso. Ogni
      donna, considerata per le sue caratteristiche personali, verrà guidata da
      un team di professionisti all’apprendimento del proprio modo di porsi da
      un punto di vista estetico e di stile personale. Per
      fare di mestiere le modelle, non basta essere carina, e' necessario avere
      un fisico oggettivamente valido e, soprattutto, dotato di classe. Bisogna
      confrontarsi con le modelle che si vedono sulle migliori riviste e
      pubblicità, non con le ragazze più belle che frequentano le discoteche
      il sabato notte. Bisogna essere bella e dotata di
      classe, quindi occorre assolutamente sapersi muovere davanti un obiettivo,
      saper essere spontanea e saper recitare "staticamente”, avere una
      grande pazienza e non essere insofferente al caldo ed al freddo. Nella
      maggior parte dei casi occorre essere giovane ed avere un fisico tonico e
      comunque resistente alla fatica. Per iniziare a
      lavorare o meglio, per proporsi nel campo della moda come modella, non
      occorrono soldi, ma buone immagini per il proprio book: una serie di
      immagini che testimonino la fotogenicita' e la capacita' di
      impersonificare diversi "tipi" di donna. Il book
      è a tutti gli effetti il "biglietto da visita" con il quale
      direttamente, ma soprattutto l’ agenzia può prendere i primi contatti
      con la potenziale clientela.  Non serve a
      niente farsi supportare (a pagamento) da qualcuno che ti presenti, o dice
      di presentarti, a provini cinematografici, così come non ha senso pagare
      per farsi proporre come pubblico nelle produzioni televisive. Queste cose
      (comparsate nelle produzioni cine, presenza come pubblico nelle produzioni
      TV, eccetera) si ottengono senza fatica contattando direttamente le case
      di produzione cinematografica o gli studi televisivi. Il
      costo di realizzazione del book fotografico, effettivamente necessario per
      iniziare a lavorare come modella può variare molto, in relazione a
      diversi fattori tra i 200-400 euro fino a 500 - 1000 euro. L'agenzia non
      dovrebbe chiedere denaro per rappresentare la modella o, al limite e senza
      imporlo, potrebbe chiedere di pagare il solo servizio fotografico per
      costituire il book con il suo fotografo di fiducia. I
      composit, molto semplicemente, sono dei cartoncini personali
      - solitamente in formato A5, su cui sono riportati i dati riassuntivi
      della singola modella, che vengono lasciati ai casting o spediti ai
      potenziali clienti: qualche foto (da tre foto a una decina), a seconda
      anche del fatto che il composit sia solo un cartoncino con due facciate, o
      eventualmente un quartino od un sestino (4 o 6 facciate), il nome o lo
      pseudonimo (non il cognome reale) della modella, le misure salienti:
      altezza, peso, spalle o seno, fianchi, vita, colore occhi, numero di
      scarpe. NON viene riportato il recapito personale della modella, ma quello
      dell'agenzia che la rappresenta. Attraverso il casting,
       solitamente 
      viene effettuata la scelta delle modelle per un servizio. Il
      cliente finale indica all'agenzia la tipologia di lavoro e il genere di
      donna che occorrono per quelle immagini. L'agenzia seleziona le modelle
      che soddisfano a grandi linee le caratteristiche richieste e informa sul
      luogo, data ed ora in cui si svolgerà il casting, cioè un breve incontro
      con il cliente, il fotografo ed eventualmente l'agenzia; durante il
      casting, le persone preposte alla scelta visionano dal vivo molte più
      modelle di quante ne occorrano effettivamente, appunto per poter
      effettuare una scelta ragionata. Viene rapidamente
      visionato il book, eventualmente viene fatto uno scatto di prova e
      promemoria in digitale o in Polaroid.  In
      seguito la modella verrà contattata dall'agenzia per comunicare
      un'opzione, o confermare il giorno delle riprese (lo shooting).
      Mediamente, la proporzione fra partecipanti ad un casting e persone scelte
      per il lavoro e' di 1 su 20 - 1 su 30, a volte anche meno.
        | 
      
       
       | 
    
    
      | 
       
      La rappresentazione del corpo umano - Noi non siamo unità seriali.
      Al di là dell’individualità psichica, esiste una peculiarità fisica
      che non rende possibile il concetto dell’omologazione (grassi, magri,
      alti, bassi e così via). La molteplicità delle forme induce a pensare
      che, in realtà, non si possa offrire una soluzione generale al problema
      dello studio e della rappresentazione del corpo umano. In funzione di
      questo è nata, da una parte, la teoria delle proporzioni (con
      considerevoli varianti nei secoli) e, dall’altra, l’individuazione di somatotipi, ossia di tipologie corporee generali. In
      “Adamo ed Eva” del 1504, di Durer, l’umanità che aveva perduto
      la purezza precedente con il peccato originale e che pertanto, era
      decaduta dallo stato di perfezione appartenuto ad Adamo prima del morso
      alla mela per differenziarsi nelle quattro tipologie psicofisiche
      rappresentate così: l’alce simboleggia l’umor malinconico,
      il coniglio il sanguigno, il gatto il colerico e il bue il flegmatico.
      Ma la grande intuizione di Viola, che permise ulteriori
      ricerche, fu che dimostrò la difficoltà in natura di trovare il
      somatotipo puro, in quanto la gran parte degli uomini costituisce un
      somatotipo misto dove si combinano in diversa percentuale le
      caratteristiche del puro. Questo fu il punto di partenza per William
      Sheldon, professore all’università di Harvard, che compì le sue
      ricerche su un Campione di 4.000 studenti, da cui risultò la formulazione
      di tre somatotipi puri la cui classificazione avveniva in base alla
      preponderanza di quegli elementi derivati, nell’adulto, dalla primitiva
      organizzazione dei tre foglietti tissutali dell’embrione. E’ noto,
      infatti, che i tessuti del corpo umano si differenziano evolvendosi dalla
      radice comune di tre “strati” di tessuto che prendono il nome dalla
      posizione nell’embrione stesso. Abbiamo così l’ectoderma
      (letteralmente “pelle esterna”) da cui si formeranno il sistema
      nervoso e l’epidermide; il mesoderma (“pelle di
      mezzo”) da cui deriverà l’apparato muscolo-scheletrico; infine l’endoderma
      (ossia “pelle di dentro”) da cui prenderanno forma i visceri. Su
      questa base Sheldon distinse tre tipologie: ectomorfico, nel quale è preponderante il sistema nervoso, sicché
      l’individuo avrà torace poco sviluppato, testa grossa e arti lunghi;
      mesomorfico, nel quale prevale il sistema muscolo-scheletrico per
      cui la persona avrà ossatura più robusta, masse muscolari sviluppate,
      fisico asciutto e scattante;
      
       endomorfico, nel quale predomina il sistema digerente con
      conseguente accumulo di grasso, forme eccessivamente arrotondate e testa
      piccola.
      
       Il lento ma continuo recupero della cultura
      classica attraverso l’umanesimo da una parte e la sempre più viva
      attenzione ai modelli greci e romani determinò il recupero e anzi
      l’affinamento dei sistemi proporzionali di costruzione della figura
      umana che erano stati propri dell’antichità classica. Leonardo,
      al di là delle profondissime ricerche anatomiche, con il celeberrimo
      disegno del 1492 circa, conservato a Venezia, che mostra le proporzioni
      del corpo umano fondendo le tipologie medievali dell’homo
      ad quadratum e dell’homo ad
      circulum, indica – finalmente e correttamente – che il centro del
      corpo umano non è l’ombelico come si credeva, ma il pube. Fu
      indubbiamente questo il momento in cui gli artisti si dedicarono con
      maggior slancio a ricerche di carattere anatomico. Fritsch
      e il canone proporzionale scientifico: se nel corso dei secoli ogni
      epoca, si può dire, si è “inventato” un canone proporzionale di
      rappresentazione per il corpo umano e quindi sarà lecito chiedersi se ne
      esista uno veramente universale capace di costituire un punto di
      riferimento valido, magari capace di farci orientare nei rapporti
      proporzionali senza il modello davanti. Per la verità
      di indicazioni ce ne sono diverse, ma quella che appare più fondata è
      costituita dal canone concepito da Fritsch, che fu messo a punto dallo
      studioso nel 1895 sulla base di quello di Schmidt del 1849. La peculiarità
      del canone di Fritsch risiede nel fatto che il punto di partenza per la
      costruzione della figura umana non è la testa, ma la colonna vertebrale,
      unico segmento del nostro corpo invariabile tanto per le persone alte che
      per quelle basse. In entrambe i casi, infatti, la colonna sarà comunque
      composta di 32/33 vertebre. L’estensione della
      colonna corrisponde alla distanza fra la spina nasale anteriore e la
      sinfisi pubica. La spina giace,  giace,infatti,sullo
      stesso piano della base del cranio e la sinfisi su quella delle ossa del
      coccige. Proporzione: La
      proporzione è logica perché è matematica. La
      proporzione è la prima qualità perché un essere possa dirsi “bello”
      nell’accezione più universale del termine. La
      composizione di un’architettura, di un quadro, di una statua deve essere
      sempre basata sulla proporzione, e lo è anche quando l’intuizione
      sembra voler sostituire il ragionamento coordinatore. E’
      indubitabile che il bello assoluto, che risulta nell’architettura di una
      composizione o, nel nostro caso, nella figura umana, consiste
      nell’armonia generale e nella proporzione delle parti. In
      senso lato la proporzione è: corrispondenza,
      rapporto di misura e relazione tra grandezze paragonate tra loro; rapporto
      delle diverse parti con il tutto. In termini più
      generali la proporzione può essere definita così: l’accordo
      piacevole di ineguaglianze o variazioni delle parti. E’
      stato sperimentato che in un ramo di pioppo le distanze delle varie gemme
      mantengono tra loro il rapporto della sezione aurea
      (rappresentazione della proporzione che si ripete costantemente in
      natura). Tale rapporto verrà conservato nella crescita ulteriore. Forse
      per questo l’occhio si sarebbe allenato a quelle proporzioni
      inconsapevolmente, spontaneamente, quasi costretto dalla continua
      osservazione della natura. La bellezza, e cioè la
      sensazione piacevole che deriva dall'animo umano dal contemplare le opere
      della natura e dell'uomo, è legata alle leggi della proporzione. L'occhio
      umano infatti paragona istintivamente due grandezze differenti. Quando
      l'occhio le trova per esempio, in proporzione aurea, ne rimane
      appagato e riferisce al cervello una sensazione di ritmo costante che si
      ripete all'infinito. Nasce così quell'intima
      soddisfazione psicologica che si prova quando si dice che un'opera è
      bella. Distribuzione dei “pieni e vuoti”:
      Per pieni e vuoti si intende lo spazio che viene ad essere
      occupato dalle masse muscolari e i relativi avvallamenti generati
      dall’alternarsi delle stesse. Queste distribuzioni
      le ritroviamo: tra un muscolo e l’altro,
      tra un gruppo muscolare ed un altro, tra la
      muscolatura e la struttura ossea. Analizzando il corpo umano, i fattori che producono il ritmo libero o
      dinamico a periodo composto sono:
      
       1 la forma strutturale dei tratti scheletrici, 
      
       2 la forma strutturale della muscolatura, 
      
       3 la diversa grandezza di questi, 
      
       4 la varietà dei toni cromatici, 
      
       5 la distribuzione proporzionata dei pieni e dei vuoti.
      
        Il Corpo tra Percepito e
      Percepibile:  Il corpo, ovvero l’aspetto
      fisico, materiale, concreto dell’uomo, è il tramite con il mondo, è il
      modo per “esserci”. Le esperienze che viviamo sono sempre più o meno
      direttamente intrecciate con le informazioni che i nostri canali
      sensoriali raccolgono nell’interazione con la realtà, altrettanto
      concreta e corporea del mondo. Questa
      interpretazione è un filtro con molte sfaccettature: estetica, umana,
      culturale, emotiva… 
      Il movimento fa emergere percettivamente
      strutture e forme altrimenti invisibili. Quando noi
      guardiamo, nella nostra esperienza diretta, essere e apparire sono
      tutt’uno, mentre la scienza si prende le sue riserve e distingue questi
      due momenti.
      Consideriamo come oggetto il corpo e i suoi
      movimenti. Il corpo e i movimenti di cui ho l’immagine sono,
      necessariamente, sempre di un altro perché, essendo diverso da me, posso
      osservarlo. Il mio corpo coincide con la mia
      presenza al mondo e non posso guardarlo che in modo parziale e distolto.
      I miei movimenti li vivo, non li osservo, l’immagine che
      del mio corpo mi formo non può essere che filtrata da questa esperienza
      (dice a proposito di questo Umberto Galimberti 1983: “Fondamentali
      per la costruzione dell’immagine corporea sono quelle parti del corpo
      che, per la loro mobilità, ne consentono l’esplorazione. Senza azione,
      infatti, è praticamente impossibile comporre l’immagine corporea per la
      semplice ragione che il movimento e ciò che consente di unire le varie
      parti del corpo e di coordinarle con gli oggetti e con le persone del
      mondo esterno”. Ecco schematizzate queste
      interazioni, comprensive della meditazione della figurazione artistica.
      L’opera d’arte, come altre esperienze della nostra
      vita, è fonte di piacere, il cui livello e le cui connotazioni cambiano
      da soggetto a soggetto e, nello stesso soggetto, da situazione a
      situazione. Qualsiasi stimolo, dal momento che è
      uno stimolo che investe l’uomo, è sempre e comunque culturale, perché
      l’uomo lo può vivere solo attraverso il filtro della propria formazione
      culturale. La contemplazione dell’opera d’arte
      non è così astratta e immateriale come si può essere portati a credere.
      Alcuni gruppi di neuroni encefalici sono la sede
      dell’esperienza del piacere, quest’ultimo infatti è regolarmente
      correlato all’intensa attività di tali neuroni. Sembra inoltre che
      qualsiasi sia la natura o l’origine dell’esperienza che provoca
      piacere, l’attività di tali centri ne costituisce il denominatore
      comune. Si possono identificare due fasi che
      riguardano il godimento dell’opera d’arte individuabili nel
      “desiderio” e “appagamento”. La prima, è responsabile dell’attivamento
      dei centri di cui si parlava, la seconda, che corrisponde al godimento
      pieno dell’opera e alla prolungata contemplazione,
      potrebbe essere legato alla produzione di endorfine. L’esperienza
      del piacere è tutt’altro che passiva. Non dipende in modo
      deterministico dagli stimoli che riceviamo, ma è in larga misura
      autogena: la partecipazione corticale, la cognitività, l’immaginazione,
      oltre alle coloriture emotive, concorrono a generare questa esperienza così
      importante in tanti momenti della nostra vita. Concludendo
      
      , tutto quanto esposto
      prima non basta a creare un metodo univoco per determinare se una figura
      umana sia o meno proporzionata, armonica, piacevole alla vista. Se
      esistesse un regolo calcolatore per fare questo i nostri problemi
      sarebbero risolti. Non dobbiamo dimenticare che i
      nostri sensi vengono influenzati da più stimolazioni simultaneamente. In
      questo modo, quando osserviamo una composizione, il risultato globale che
      percepiamo sarà maggiore della somma delle singole parti, così come
      accade osservando un raffinato piatto di alta cucina dove i nostri sensi
      collaborano attraverso gli odori, i sapori e la vista. Parlando
      di proporzione aurea, abbiamo detto che questa appare all’uomo come
      un’insieme di armonici rapporti, ma cade in errore chi crede che solo le
      figure in rapporto con essa siano ben proporzionate. Non
      dimentichiamo mai che, come dicono le leggi dell’evoluzione, l’uso
      sviluppa l’organo. Secondo questo concetto,
      cerchiamo sempre di dare una giustificazione alle forme che incontriamo
      osservando i nostri atleti. Non c’è niente di più
      “bello” che dare funzione ad una struttura muscolare o scheletrica. Ciò
      che non serve è di troppo.
        |